Sono rientrate-i nelle scorse ore in Italia le-i corrispondenti di Radio Onda d’Urto dal Rojava, i territori del Nord e dell’Est della Siria da una decina d’anni amministrato secondo i principi rivoluzionari del Confederalismo Democratico, che prova a unire dal basso e nell’autogoverno popolazioni curde, arabe, cristiane, assire, circasse e di tante altre realtà, in maniera democratica.
Le loro corrispondenze sono state l’unica – e ultima – voce italiana e una delle pochissime internazionali sul campo dal momento dell‘aggressione militare turca contro le aree curde divise tra Iraq, Siria, Iran e Turchia, partita nella notte tra il 19 e il 20 novembre per volere del presidente turco Erdogan, che ha messo esplicitamente nel mirino Kobane, città simbolo della resistenza vittoriosa curda contro gli jihadisti di Daesh.
Oltre che per Radio Onda d’Urto, erano in Rojava come delegazione civile di solidarietà. Una delegazione che è dovuta rientrare, prima del previsto, in Italia, perchè la loro sicurezza era messa in grande pericolo dall’offensiva turca, condotta con aerei, droni e artiglieria pesante: attacchi che hanno colpito a poche centinaia di metri da dove si trovavano.
Appena tornati hanno deciso di convocare una conferenza stampa, che si è tenuta mercoledì 30 novembre, alle ore 12.00, presso la sede di Radio Onda d’Urto a Brescia.
Obiettivo: per raccontare in prima persona quello che hanno vissuto e quanto sta accadendo nei territori del Nord e dell’Est della Siria, ancora in questi momenti sotto bombardamenti e con la costante e reiterata minaccia di invasione militare via terra da parte della Turchia, oltre che rilanciare l’appello alla solidarietà internazionale che arriva pressante da compagne-i (curdi, siriaci, assiri, arabi, circassi, cristiani e tanto altro) che vivono e combattono per un mondo diverso, a partire da quanto costruito in un decennio nel Rojava.